Воскресная великопостная вечерня миланского православного духовенства на сербском приходе

В воскресенье 4 марта вечером настоятель Свято-Амвросиевского прихода архим. Амвросий (Макар) прибыл с прихожанами в город Карате Брианца в храм святого князя Стефана Сербского Первовенчального, настоятелем которого является прот. Марк Кнезевич (Сербская Православная Церковь). Сюда также прибыли архим. Феофилакт (Витсос), Константинопольский патриархат, прот. Трайан Вальдман и прот. Помпилу Наку (Румынская Православная Церковь), а также заведующий отделом межцерковных связей миланской архидиоцезии диакон Роберто Пагани. Возглавил служение великопостной вечерни архим. Феофилакт (Витсос). За богослужением молились многие прихожане разных православных приходов, пел хор нашего прихода.

По окончании службы о. Феофилакт поблагодарил всех молившихся за богослужением, напомнив всем, что это – продолжение традиции, сложившейся несколько лет назад, и следующая воскресная совместная вечерня будет отслужена в следующее воскресенье в румынской церкви в Милане.

Затем о. Феофилакт передал слово для проповеди о. Амвросию. О. Амвросий, кратко изложив житие и труды свят. Григория Паламы, указал на важность аскетического подвига святителя, который помог ему глубоко проникнуть в тайну нетварного Фавроского света и изложить это учение, которое помогло греческим святителям преодолеть ересь Варлаама и на двух соборах 1341 и 1351 года утвердить это учение Церкви.

В завершении прот. Марк, настоятель прихода, поблагодарил о. Феофилакта и всех православных священнослужителей за совершение вечерни и пожелал укрепления межправославных отношений и совместных служб. Затем выступил также настоятель католического прихода в Карате Брианца дон Джанпьеро Маньи, который с радостью сообщил о братских отношениях с православным сербским приходом и их развитии.

После богослужения община сербского прихода пригласила всех на трапезу, где и духовенство, и прихожане разных приходов продолжили общение между собой.

Проповедь о. Амвросия:

“Quelli che si accostano alle tue parole e i tuoi scritti, Gregorio, vengono illuminati con la conoscenza di Dio e si colmano di sapienza spirituale, e da teologi sanno della grazia increata e dell’energia di Dio.”

Queste parole del tropario del canone, ode ottava, della festa di S. Gregorio Palamas la seconda domenica della Quaresima ci ricordano cosa intende la Chiesa quando glorifica questo Santo. La Chiesa vuole sostenere e ispirare i suoi credenti di procedere per il cammino quaresimale, sorvegliando il cuore, all’esempio di questo grande asceta della Chiesa. Dall’altra parte, preparando con la Quaresima i suoi fedeli per la Grande settimana della Passione del Signore, la Chiesa vuole ricordare, e non solo ricordare ma anche portare loro al monte Tabor, dove Gesù Cristo si è trasfigurato davanti tre apostoli prima della sua passione.
Gregorio stesso, prima di proporre l’insegnamento sulla luce del Tabor, è vissuto da monaco in grande ascesi. Molto dotato e avendo successo nella saggezza secolare, ha lasciato le prospettive che questi suoi doti gli offrivano, e all’età di 20 anni si recò all’Athos per acquistare la saggezza spirituale. Qui, a causa del suo amore per il silenzio, si ritirò dalla Laura di S. Atanasio e si stabilì in un piccolo skit, come dice il Sinassario per la seconda domenica della Quaresima: “Crescendo costantemente nell’amore e desiderando rimanere sempre con Dio, si dedicò a durissima ascesi, coll’attenzione diligente ai pensieri sopprimendo le passioni, elevando la mente a Dio, esercitandosi continuamente nella preghiera e studiando le cose divine, regolò la sua vita pienamente. Sconfiggendo tutte le tentazioni dei demoni con l’aiuto di Dio e purificando l’anima con copiose lacrime durante le veglie notturne, divenne il vaso prescelto dei doni dello Spirito Santo e spesso contemplò Dio.”
Dopo questa allenamento ascetico del cuore, con l’esperienza diretta della preghiera del monaco che talvolta illuminato con la luce increata di Tabor, Gregorio era preparato a cominciare la discussione con Barlaamo sulla luce del Tabor.
Dopo qualche tempo Gregorio Palams tornò ad Athos, dove con i monaci più autorevoli del Santo Monte firmò un tomos, un documento che condannava le idee fondamentali di Barlaamo, sebbene non menzionasse il suo nome.
Barlaamo insegnava che è creata la grazia comune del Padre, del Figlio, e dello Spirito Santo, così come la luce con la quale i giusti brilleranno come il sole nel regno dei cieli, come Cristo ha rivelato. Secondo lui, tutto ciò che è all’infuori dell’essenza divina è creato. Quelli che riconoscevano la luce divina del monte Tabor e tutte le potenze e l’energie di Dio, li chiamò politeisti. Nell’anno 1341 un concilio a Costantinopoli, accettando insegnamento di Gregorio Palamas, condannò l’insegnamento di Barlaamo come eresia.
Dieci anni dopo, il concilio dell’anno 1351 hanno adottò un Tomos con sei formulazioni dogmatiche: 1) in Dio c’è una distinzione tra essenza ed energia; 2) l’energia non è creata; 3) questa distinzione non introduce complessità in Dio perché non è una realtà essenziale, ma l’essenza e l’energia appartengono a un unico Dio; 4) i santi padri usavano i termini “Dio” e “Divinità” per riferirsi alle energie; 5) i santi padri hanno anche parlato dell’essenza che è superiore (ὑπέρκειται) all’energia; 6) i santi padri insegnano che nessuna creatura può conoscere l’essenza divina, ma allo stesso tempo hanno parlato della reale conoscenza della vita divina di Dio, ciò, della sua energia.
Perciò S Gregorio insegna: “L’essere dell’essenza si conosce dall’energia, e non l’energia dall’essenza, però, non si può conoscere cos’è l’essenza come tale. Allo stesso modo, l’essere di Dio, secondo l’insegnamento dei teologi, non si conosce dall’essenza, ma dalla sua provvidenza. Proprio in questo si differisce l’energia dall’essenza, che attraverso le energie avviene la conoscenza, mentre ciò che si conosce grazie a loro è l’essenza” (PG 151, col.13 A). Citando questo passo, l’ararchimandrita Cipiano Kern scrive: “La luce del Tabor per un esicasta è l’energia increata di Dio, diversa dalla sua essenza, l’energia grazie alla quale la conoscenza di Dio e una partecipazione in Dio diventa possibile sperimentalmente, esistenzialmente.” (“Богословское учение св. Григория Паламы”, архим. Киприан [Керн)]
Per questo motivo Palamas insegna: “Sì, i discepoli del Signore videro questo simbolo non solo così, ma prima avendo ricevuto gli occhi che non possedevano prima “per fare vedere i ciechi”, secondo il divino Giovanni Damasceno, e per vedere la luce increata. Quindi, la luce è percepita sì dagli occhi, ma da dagli occhi che erano migliori degli occhi precedenti e percepivano la luce spirituale con la forza spirituale.” E poi Palamas continua, “la vista non può davvero diventare una luce senza essere coinvolta nella luce, non dell’essenza, ma dell’energia illuminante di Dio”.
Però, quando parliamo dell’insegnamento di S. Gregorio sulla luce increata, bisogna anche tornare alla persona stessa di Palamas. Egli ci ha dato non solo l’insegnamento sulla luce di Tabor, ma anche l’esempio come venire alla conoscenza e vista di questa luce attraverso l’astinenza, il digiuno, le opere spirituali. Come scrive il Sinassario: “Per mostrare alcune dei suoi tratti, ecco le sue qualità: mitezza e umiltà insuperabili (ma non quando parlava di Dio e del divino, perché in questo era pieno di zelo); essenza di rancore e bontà, così che cercava di rendere col bene a coloro che gli avevano fatto del male; rifiuto di ascoltare quando si sparlava di qualcuno; pazienza e magnanimità nei patimenti che avvengono sempre; essere sopra ogni vanità e vanagloria; povertà costante e assenza del superfluo per i bisogni del corpo, sopportando delle privazioni per così tanto tempo; pazienza silenziosa e gioiosa, procedendo dalla grazia che gli è sempre stata data così abbondantemente che tutti potevano vedere anche dal suo cospetto esteriore; sempre prudente, attento e concentrato; di conseguenza, i suoi occhi non erano mai senza lacrime, ma desideravano fortemente le fonti di lacrime”.

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